Nov 082012
 
Recensione Choshingokin 04: Daikyojin (King Star)
Produttore:
Data prod.:
Gennaio 2000
Materiali:
Array
Accessori:
set di armi, componenti per la trasformazione, Daitenba (Saggittarius), lucchetto e chiave della serie animata, bonus tavola con gli schizzi del Daikyojin
Altezza:
190 (mm)
Peso:
399 (g)
Manuale:
Pieghevole B/N
Fornitore:
Jungle Japan
Prezzo orig.:
n.d.

Quinta, della lunga serie animata dedicata alle macchine del tempo (time bokan) Yattodetaman, da noi conosciuta come Calendar Man, è stata la prima a presentare sostanziali discordanze dal filone principale. Non mi perderò in particolari, basta per questo, documentarsi un po’ su queste splendide serie della Tatsunoko, ma uno di questi elementi, nuovi, è la presenza fissa del Daikyojin (King Star) robot antropomorfo e senziente che strizza l’occhio pesantemente ai vecchi super robot Sunrise e per questo, finito prima nella produzione Takatoku, come giocattolo (e che giocattolo) e poi riproposto in versione DX da Unifive.
Purtroppo Unifive  è stata da tempo assorbita dal colosso Bandai e da quel momento ogni produzione a suo marchio è cessata.

La confezione

La scatola è grande e ben curata, il cartonato è spesso. La grafica, molto bella e rifinita, presenta foto del modello, oltre a loghi della serie animata, della casa di produzione e dello studio di animazione (con un richiamo al 25th anniversario).
Sollevando il coperchio, ci troviamo davanti ad una vetrinetta che mostra al centro il robot, affiancato dal veicolo ausiliario a forma di cavallo (Saggittarius) e circondato dai restanti accessori, il tutto ospitato nel più classico dei polistiroli. Davvero un perfetto esempio di come si dovrebbero confezionare e presentare questi modelli.

Dotazioni ed accessori

Purtroppo, sebbene la dotazione sia tutt’altro  che povera, il più grosso problema di questa produzione è la qualità infima della maggior parte degli accessori. Fatta eccezione per il cavallo, tutto il resto è di una scarsezza disarmante. Sono pezzi di plastica, privi quasi di dettaglio, monocolore e scolpiti alla meno peggio. Tanto per chiarire, basti vedere le foto. Alcuni oggetti, come l’alabarda hanno persino trasferito il colore sul contenitore di polistirolo.
Insomma, peggio era difficile fare. Nella confezioni sono comprese le parti per eseguire efficacemente le trasformazioni del Daikyojin in astronave (Kyojin-Go) e del Daitenba in carro armato (Daitenba Sensha) anch’esse un po’ scarse di particolari, ma meglio dipinte rispetto alle armi. I cingoli non sono veri.

Una curiosità, ogni configurazione ha un nome diverso e per la cronaca, le varie combinazioni ottenibili sono:

  • Daikyojin (Grande dio gigante) – King Star antropomorfo
  • Daitenba (Grande cavallo del cielo ) – Saggittarius
  • Daibajin (Grande dio cavallo) – King Star centauro
  • Daibajin Sensha (Daibajin Carro) – King Star centauro in carro mode
  • Daitenba Sensha (Daitenba Carro) – Saggittarius in carro mode
  • Kyojin-go (il dio gigante) – King Star in modalità astronave

Un regalo interessante, che arricchisce la confezione è il foglio con gli schizzi di un certo Kunio Ohkawara e la chiave con lucchetto, che i protagonisti usano per invocare il King Star.
A mio avviso, sarebbe stato bello avere qualche coppia di mani aggiuntive.

Qualità e finitura

Tolti di mezzo gli accessori, King star e Saggittarius sono ben rifiniti. Ovviamente non siamo ai livelli di Bandai, ma il dettaglio è riportato bene e la colorazione uniforme. Qualche segno di ossidazione lo presentano le dorature, segnale di una non perfetta realizzazione. Sono poco evidenti i segni di stampaggio, le plastiche sono di buona qualità e la presenza di metallo rilevante. Anche in questo caso ci troviamo davanti ad un bel prodotto che avrebbe da insegnare a molte delle produzioni recenti. Per contro, la scelta dei toni colore eccessivamente spenti e dell’oro al posto del classico giallo, mortificano un po’ il tutto e non se la cava bene se paragonato al giocattolo vintage.

Articolazioni e posabilità

La posabilità dei singoli componenti è generalmente buona.
Il King Star ha una mobilità al di sopra della media. Presenta articolazioni su tutto il corpo, le braccia arrivano addirittura a ben quattro punti di articolazione permettendo, in sostanza, qualsiasi posa. Le mani sono articolate con l’indice esteso per imitare la posa da arciere. Purtroppo, se consideriamo l’assenza di mani sostitutive, questo danneggia un po’ l’estetica del modello, quando non impugna l’arco e la freccia. La parte meno posabile, anche se per un modello del 2000 più che soddisfacente, è quella inferiore, dove le gambe permettono solo modesti movimenti trasversali. Anche in configurazione centauro, non ci sono appunti da fare alla mobilità del tutto. In modalità astronave, le gambe del King Star avrebbero avuto la necessità di un fermo per restare unite.

Fedeltà

L’idea che mi son fatto è che Unifive non abbia puntato a rappresentare il King Star animato, ma quello del giocattolo Takatoku. Alcune soluzioni tecniche, le proporzioni ed in parte anche il confezionamento lo rendono abbastanza chiaro.
Per contro, se l’obiettivo non fosse stato l’omaggio al giocattolo, questo Choshingokin avrebbe mancato il bersaglio, che se non di tanto.
Per quanto riguarda le trasformazioni, i due mecha prevedono due modalità veicolari. Realizzati abbastanza bene, alcune soluzioni provengono direttamente dal vecchio giocattolo, ma sono efficaci, pur pagando lo scotto di articolazioni un po’ vistose, come quelle del petto.
Entrambi per completare la trasformazione necessitano di parti aggiuntive. Non è il male in senso assoluto, però una maggior definizione dei dettagli di queste parti, avrebbe certamente giovato all’estetica.
Un voto a metà strada direi che ci può stare.

Riflessioni e soluzioni tecniche

Le soluzioni tecniche adottate da Unifive non fanno gridare al miracolo, diciamo che si sono applicati per migliorare quanto proposte nel vecchio giocattolo vintage, ottenendo con un ragionevole sforzo un buon risultato. In particolare sono ben realizzate le trasformazioni e la modalità centauro, anche se le parti aggiuntive, come tutti gli accessori, restituiscono un’impressionante trascuratezza di particolari. Interessante tutta l’articolazione delle braccia, un po’ meno quella delle mani, che avrebbero meritato anche una versione statica ed estaticamente più sostenibile, resta la considerazione amara che Unifive faceva in media buoni prodotti, ma questo non l’ha premiata affatto.

Conclusioni e Pagella

A distanza di anni, questo che è uno degl’ultimi rappresentati dei gokin Unifive ha dalla sua ancora qualche cartuccia da sparare. Per prima cosa, al momento, non ha ancora rivali, essendo l’unico King Star DX di produzione recente, secondariamente, esclusi gli accessori, come qualità complessiva, se la gioca con i migliori del giro ed è un bel blocco di Die-Cast e confezionamento è esemplare.
Per essere un modello completo gli è manca soltanto la cura dei particolari sugli accessori e probabilmente  una corrispondenza  dei colori un po’ più azzeccata.
Ciò non di meno, previo un controllino al vintage, direi che se piace il mecha è certamente meritevole di considerazione, a patto di trovarlo e trovarlo a prezzo ragionevole.

LA PAGELLA
: ★★★★½
: ★☆☆☆☆
: ★★★½☆
: ★★★★☆
: ★★☆☆☆
Media: ★★★☆☆
PRO
  • buona qualità complessiva
  • discreta presenza di metallo
  • design riuscito
CONTRO

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