Apr 212017
 
Recensione Soul of Chogokin Gx-70: Mazinger Z DC
Produttore:
Data prod.:
28 Gennaio 2017
Materiali:
ABS, PVC, Die-Cast
Accessori:
Due volti, 3 set di mani, 3 set di avambracci, missile centrale, piastra ventrale, corazza bacino con incavi maggiorati, jet pilder con fondo alternativo per modalità di volo, jet scrander con sezioni per feritorie, stand espositivo con vano porta accessori e supporti aggiuntivi
Altezza:
170 (mm)
Peso:
261 (g)
Manuale:
Libretto cartaceo, a colori, molto dettagliato
Fornitore:
www.zonahobby.com
Prezzo orig.:
14040 Yen

Con un annuncio a sorpresa, Bandai, in concomitanza con il ventennale della linea Soul of Chogokin, ha annunciato una linea denominata D.C. (Dynamic Classics) dove racchiudere tutta una serie di prodotti dal design fortemente rivisto ed ispirato alle produzioni animate di casa Dynamic. Per intenderci, si stratta di una riprogettazione ex novo di alcuni mecha e per adesso di una nuova figure di Devilman, dai connotati profondamente rivisti ed intenzionalmente il più possibile simili alla controparte animata.
Per maggiori dettagli vi rimando agli articoli presenti nel sito, dove si parla ampiamente del progetto e vi sono anche gli avanzamenti, con presentazione dei prototipi e schemi vari, va detto, che ci troviamo comunque davanti ad un progetto interessante e non ai classici repaint, di cui, per altro Bandai ha fatto comunque sfoggio e che accompagnano, insieme alla presentazione di altri Soul, tutta l’iniziativa dell’anniversario.
Occorre sapere che i mecha che verranno prodotti sotto la dicitura D.C. saranno ispirati al desing visto nei lungo metraggi cinematografici, quindi proporranno aspetto e proporzioni ben diverse sia da quanto visto ad oggi in tutta la serie Soul of Chogokin, sia da quelli delle serie televisive.

La confezione

Dimensioni e grafica completamente rivoluzionata per questo primo D.C.
La scatola è più sottile e larga, presenta in primo piano il modello e sullo sfondo lo sketch del Mazinger Dynamic. Se il retro resta sul classico, lungo i bordi troviamo nuovamente disegni ispirati alla versione animata e non direttamente del modellino. Su tutto campeggiano le scritte Mazinger Z e D.C., mentre non sono presenti riferimenti al progressivo numerico del GX.

Molto più classica la composizione interna, dove troviamo il robot principale ospitato nel classico sarcofago di polistirolo protetto da un coperchio trasparente. Gli accessori come consuetudine si trovano posti nei blister trasparenti.

Dotazioni ed accessori

La dotazione di questo Mazinger Z è ampia, proponendo, grosso modo quella offerta per i GX01/01R anche se non perfettamente completa. Principalmente quello che manca è l’hover pilder, avendo scelto di rappresentare l’ultima evoluzione del Mazinger. Da decidere quanto sia una scelta vincolante o più probabilmente una mossa commerciale, per poi vendere pilder e scrander prima versione a parte.
Del rimanente non manca nulla, quindi abbiamo ben tre coppie di mani, tre tipi di avambracci, di cui uno con gli iron cutter, jet pilder con base alternativa per la configurazione di volo; per la prima volta, due volti sostituibili (occhi spenti, occhi accesi), corazza del bacino con incavi maggiorati, jet scrander con parti per simulare le feritoie delle lame, placca ventrale e missile centrale.

Nota di merito per la riprogettazione del classico stand, sostando gli accessori più piccoli da sopra a dentro lo stand stesso ed offrendo la possibilità di usare braccetti di supporto.

Luci ed ombre, invece, per il cartaceo che prevede un bel libretto a colori per la storia e descrizione del progetto D.C. ma soltanto un pieghevole in bianco e nero per le istruzioni vere  e proprie. Peccato.

Qualità e finitura

La qualità complessiva del progetto non si discute. Il livello di ingegnerizzazione è davvero elevato e se si può trovare discussione per le soluzioni adottate, tutte orientate alla sostituzione di parti, invece che meccanismi a scomparsa, con sostenitori a volte dell’una a volte dell’altra soluzione, è innegabile che il risultato finale sia da ammirare.
Molte articolazioni sono state svincolate dall’estetica del manichino, creando una vera e propria armatura che si appoggia ad uno scheletro interno. In particolare la parte della spalla e del braccio, sono stati concepiti in questo senso, permettendo di non avere anti estetici svasi o sezioni a vista, ma garantendo al tempo stesso un ottima ampiezza di movimento. In generale, tutte le soluzioni, sono pensate per garantire il massimo dell’estetica.

Anche sui dettagli si nota un lavoro certosino, in particolare modo nel volto, dove anche gli occhi sono in leggero rilievo, oppure nelle mani, ricche di particolari ed in molte parti verniciate e non semplicemente colorate in pasta.

Belli i colori scelti, anche se il metallizzato risulta poco coerente con l’aspetto classico scelto per la serie D.C.. Azzeccato, il tono di celeste usato per le parti spesso rappresentate in grigio o cromate, questo si molto coerente con l’originale animato.

Relativamente alle finiture, invece devo segnalare che l’esemplare in mio possesso presenta troppi segni di sprue nella parti plastiche ed ho individuato anche un paio di segni sulla vernice nera. Ci sono anche delle imprecisione sulle corna con residui di plastica abbastanza visibili. Peccato perché un prodotto così ben studiato, meriterebbe un controllo produttivo decisamente più attento.

In tutto questo, va anche aggiunto che questo GX-70 si caratterizza per un abbondante uso del metallo, tendenza che va in senso opposto rispetto alle ultime uscite.

Articolazioni e posabilità

L’estrema cura estetica, non ha inficiato quasi per nulla sull’agilità del GX-70 che supera di gran lunga i suoi predecessori.

Pur non facendo completo uso dei gimmick già progettati per altri modelli come i più economici SRC o altri GX, ed adottando soluzioni con parti da rimuovere e sostituire, questo Maziger Z non soffre certo di rigidità.
Grazie all’adozione di una corazza del bacino alternativa, arriva a potersi sedere, mentre l’articolazione del ginocchio garantisce una rotazione ben oltre 90°. Ventre e busto sono svincolati, così come collo e testa, anche se gli angoli raggiungibili non sono molto ampi. La posa di volo è comunque limitata e la testa resta sempre troppo bassa. Spalle, braccia ed avambracci sono assolutamente articolati, anche se quest’ultimi non possono piegarsi per più di 90°. Articolati sono anche i polsi. Differenziandosi di molto dai GX01 prima e seconda serie.
Unica articolazione telescopica, la caviglia, aiuta a posizionare adeguatamente i piedi, garantendo sempre di avere la pianta parallela al piano di appoggio.

Il robot, grazie anche al suo peso, ben distribuito è molto stabile ed in mano restituisce una sensazione di consistenza e compattezza, cosa che non si direbbe, vedendo la struttura esile.

L’unico dubbio che resta da chiarire è se nel tempo, le articolazioni a frizione e fermate con rivetti, possano allentarsi, in quel caso sarebbe più problematico di prima, poter rimediare in modo artigianale.

In generale, si nota come Bandai abbia cercato di mutuare l’esperienza di altre serie, per ottenere un buon risultato, non sacrificando l’estetica complessiva.

Fedeltà

Probabilmente è il primo S.o.C. che nasce con l’obbiettivo di essere assolutamente fedele al mecha di ispirazione e ci riesce.

Difficile poter contestare quanto assomigli alla contro parte animata, sia per dettagli che proporzioni. Si potrebbe disquisire sul corretto tono del colore, sulla finitura metallizzata invece che pastello, ma al realtà che è stato fatto un ottimo lavoro e questo GX-70 è il modello articolato più simile alla versione del film animato su questo c’è poco da dubitare.

Nota stonata per lo sportellino del missile centrale, che ancora una volta non rispetta il meccanismo presente nella versione animata e non è stato previsto che potesse essere usato un pezzo di corazza completo, come per il bacino.

Riflessioni e soluzioni tecniche

Verrebbe da dire l’ennesimo Mazinga di Bandai, ma stavolta i detrattore hanno poco pane da masticare. In realtà ci troviamo davanti ad un progetto completamente nuovo, anche se il personaggio rappresentato è forse il più “rappresentato”. Di questo occorre farsene una ragione. Si parte e si finisce sempre da lui il Mazinger Z.

Le soluzioni adottate, alcune più semplici e banali di altre, ben più complesse, possono piacere o meno. I fan del perfect change, storceranno il naso per le soluzioni attacca e stacca. Chi preferisce qualche effetto giocattoloso, come i pugni sparanti o le ali ad angolo variabile, rimarrà palesemente deluso, ma è innegabile che l’obbiettivo di fare un Mazinger il più conforme possibile al design dei film è stato caparbiamente perseguito ed il risultato è più che apprezzabile.

Ci sono qua e là dei piccoli dettagli, che secondo me potevano essere trattati meglio, il collo con quel giunto un po’ troppo visibile, i femori, un po’ troppo ravvicinati, rispetto all’ampiezza del bacino, la lieve curvatura delle gambe che impedisce una posa “epica” convincente, il vetrino del Pilder trasparente ma senza il pilota e quelle applicazioni sulle ali dello scrander che proprio non mi piacciono, ma nel complesso sono davvero piccolezze, rispetto al risultato complessivo.

Conclusioni e Pagella

Dunque è un modello che merita di finire in collezione? La risposta con buona pace del portafogli è sì.

Sì perché pur essendo stato proposto in tante forme, questo è effettivamente un ottimo Mazinger Z, molto rassomigliante a quello dei film, fatto molto bene, posabile e con tanto metallo. Ovviamente per chi già ne possiede, occorre rifletterci prima di sborsare la somma richiesta, dato che è facile trovarsi poi a non riuscire a disfarsi delle vecchie versioni. Già perché a modo loro, anche i vecchi GX01 hanno da dire la loro.

Se c’è una cosa che manca infatti a questo GX70 è proprio la parte giocattolosa ed eroica. I vecchi GX, con gli arti più massicci e quella forma spavalda, esprimono più eroicità, mentre il Mazinger D.C. è più serioso, si è ancor più reso adulto e questo potrebbe non piacere a tutti.

 

LA NOSTRA PAGELLA
: ★★★★☆
: ★★★½☆
: ★★★½☆
: ★★★★½
: ★★★★★
Media: ★★★★☆
PRO
  • un progetto tutto nuovo
  • fedeltà ai massimi livelli
  • buoni materiali
  • buona posabilità
CONTRO
  • finiture migliorabili
  • manca l’hover pilder che sarà venduto a parte
  • ci sono già tanti Mazinger Z

Galleria fotografica

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