Ott 262010
 
Recensione Soul of Chogokin Gx-53 Daitarn 3
Produttore:
Data prod.:
24 Aprile 2010
Materiali:
ABS, PVC, Die-Cast
Accessori:
2 fregi, 2 volti, 3 paia di mani + quelle installate ed articolate, pinna dorsale/caudale, copri cingoli piccoli, copri braccia grandi, ali, 2 spade con elsa asportabile e trasformabile, 3 paia di scudi (aperto, semi aperto, chiuso) con due catene, giavellotto, lazzo con prolunghe sia rigide che flessibili, maglio con catena, 3 mach attacker piccole ed una grande (7cm) trasformabile, carrello con cingoli grandi con funzione di stand espositivo
Altezza:
270 (mm)
Peso:
926 (g)
Manuale:
Libretto cartaceo, a colori, molto dettagliato
Fornitore:
www.zonahobby.com
Prezzo orig.:
21780 yen

Ho cominciato ed abbandonato questa recensione non so più quante volte. Giudicare obiettivamente questo modello penso sia una delle cose più difficile che ho dovuto affrontare per questo sito.

Dunque, come sempre, la cosa migliore è cominciare dall’inizio.
Il Daitarn 3 è, contrariamente al paese di origine, uno dei robot più famosi ed amati in Italia, quindi quando uscirono i primi schemi che mostravano un modello grande e complesso, la meraviglia è stata tanta, seconda probabilmente solo ai tanti dubbi che gli hanno accompagnati.

Dubbi che probabilmente sono stati la causa di un altro evento curioso dietro questa produzione, ovvero la sua ri progettazione. Caso unico, ad oggi, in tutta la serie Soc. di Bandai. Almeno parlando di un modello giunto alla fase di proto tipizzazione.

Se questo alla fine sia stato un bene o male, lascio a voi la scelta. Certo alcune soluzioni sono migliorante, come le proporzioni complessive, ma altre son rimaste discutibili, mentre altre quasi incomprensibili.

La confezione

Dopo questa lunga premessa, passiamo dunque ad analizzare il prodotto, partendo dalla confezione.

La scatola è di generose dimensioni e grafica dinamica, ma contrariamente ad altri modelli di grosse dimensioni la disposizione degli elementi ricorda molto le produzioni più piccole, quindi abbiamo il corpo principale inserito nel classico sarcofago di polistirolo, mentre tutti gli accessori sono inseriti in due blister trasparenti uno per gli accessori piccoli, altro per quelli grandi.  Sinceramente avrei apprezzato una scelta simile a quella usata per il Vultus, che ricordasse un po’ il vintage.

Il robot si presenta adeguatamente protetto nelle parti di sfregamento ed è avvolto da un ulteriori busta in plastica.

 

Dotazioni ed accessori

La dotazione di accessori è a dir poco sontuosa, anche se non completissima. In particolare manca la rete che Daitarn usa un paio di volte e alcune scelte progettuali hanno pregiudicato anche alcuni accessori, come i cingoli e la stella pettorale. Ma tornerò meglio su quest’aspetto fra un po’.

Nella confezione troverete due spade realizzate davvero bene (forse il pezzo meglio realizzato di tutto il kit), con impugnatura trasformabile, le parti del Daitarn lazzo, con prolunghe sia flessibili che rigide, due volti e due fregi (uno richiudibile più piccolo), tre paia di mani, il giavellotto, il maglio con tanto di catena ed i ventagli sia in versione chiusa che aperta. Carine le tre piccole mach patron in dotazione e bella quella trasformabile che però presenta una soluzione per il muso non proprio perfetta (meglio la vintage in questo caso). Fantastiche le due facce fornite che permettono di simulare la mimica facciale. Sono ben scolpite e colorate.

Avrei apprezzato la presenza delle miniature anche dei mezzi ausiliari e di un secondo lazzo. Lo stand/carrellino è davvero un accrocchio mortificante e fuori tema.

La Machpatrol / Machattacker
Nella confezione troverete quattro auto. Tre minuscole ed in scala con il Daitarn, configurazione auto, aero sistema ed ingresso Daitarn (io ne ho trovata una doppia già inserita nel Daitarn 😛 ) ed una più grande, trasformabile. Quest’ultima in particolare, seppur non grandissima è davvero apprezzabile. Sia in configurazione auto che aereo è molto fedele ed anche la trasformazione, rispecchia per il 90% quella originale. Secondo me la pecca principale è che la punta non esce dal vano motore, ma è posizionata sotto. Un meccanismo simile a quello della vintage sarebbe stato la ciliegina sulla torta, visto anche che contrariamente da quanto visto nel prototipo, la cabina del pilota non si apre.

 

Qualità e finitura

Le finiture sono adeguate allo standard Bandai. Anche le plastiche e la colorazione, ormai non fa più gridare alla meraviglia (col tempo i concorrenti si son dati da fare) ma resta adeguata. L’unico appunto che mi viene da sollevare è sulla tonalità di alcune tinte, che secondo me sono un po’ cupe e sulla rifinitura delle bave di stampaggio, ormai abbandonata anche da Bandai.

Segnalo, che purtroppo il modello che ho ricevuto presenta alcuni dettagli colorati male. In particolare il fregio rosso sulla fronte presenta una stesura non ottimale e difforme del colore in compenso ho trovato una micro mach patron in più, già inserita nel Daitarn… legge di Murphy sulla compensazione…

Lo strato di vernice, come è ormai quasi standard è abbastanza sottile.

Una volta assemblato il corpo principale, ci troviamo di fronte ad un modello davvero imponente, ben proporzionato (anche se alcune scelte stilistiche e tecniche tendono come al solito a proporzioni gorillesche) e possibile. Per essere un trasformabile le dimensioni sono assai generose, forse un po’ troppo per le linee semplici dei robot Sunrise. La distribuzione del metallo è adeguata, viste le dimensioni ed il peso. Ciò nonostante, il modello restituisce una sensazione di plasticosità, sconosciuta alle serie classiche come i vari gx1, 2 ecc…

Articolazioni e posabilità

La posabilità è ottima e la mobilità più che accettabile. Solo la mobilità dei femori è limitata, ma anche quest’aspetto non è una novità in casa Bandai. Le braccia, invece sono estremamente mobili, ma risultano un po’ lunghe. Oltre alle mani semi articolate ed hai classici pugni, ci sono anche quelle adatta per la classicissima posa dell’attacco solare. Il collo e la testa presentano una mobilità accettabile anche se forse qualcosina in più potevano farla.
Ottimo lavoro invece è stato fatto per le articolazioni delle gambe. A parte i femori, che comunque presentano una limitata mobilità seppur dotati di un sistema telescopico, ginocchia e caviglie garantiscono una posabilità ottimale, grazie all’ampia escursione ed all’ampia angolazione degli snodi. In particolare, anche le caviglie sono telescopiche e svincolate dalle lame. In più, considerando che all’interno della gamba, trova posto pure il cannone. Devo dire che sono la parte forse meglio progettata e riuscita.

Fedeltà

  • Daitarn: Ovviamente uno degli sforzi maggiori di Bandai è stato rendere accettabilmente bello il modello in tutte e tre le trasformazioni.
    La versione robot, che per molti è quella che più interessa, diciamo che è decisamente riuscita. Purtroppo ci son state delle interpretazioni in chiave moderna, come ad esempio la sagomatura dei femori, ma tutto sommato è molto imponente e di presenza. Ha il grosso compromesso delle spalline tagliate in due parti, che alcuni
    customizzatori hanno dimostrato essere pure inutili e le braccia forse un po’ troppo lunghe quando sono distese, ma questo permette pose tipiche della serie, come quella di sfida, classico all’inizio di ogni battaglia del Daitarn. Anche la resistenza delle parti che permettono la trasformazione è sufficiente affinché il robot possa essere maneggiato e posato senza che i pezzi si aprano o si scompongano troppo. Una chicca sono i volti intercambiabili, la mimica facciale, infatti era una delle caratteristiche tipiche di Daitarn III.
  • Daifighter: La seconda trasformazione (che poi sarebbe la prima) è il Daifighter ovvero la versione astronave dei Daitarn 3. Secondo me è quella che risulta più penalizzata e forse con i maggiori compromessi. La trasformazione della parte inferiore avviene quasi copiando quella animata, quindi i femori si posizionano verso l’alto, le gambe ruotano di 90°. I problemi nascono e si rendono evidenti con tutta la parte superiore. La testa non rientra, le spalline devono eseguire una sequenza di operazioni, non semplicissima da fare. Buono l’incastro delle braccia, anche se occorre fare attenzione con il rientro dei pugni, non assistito e facilmente incastrabile. Da dimenticare tutta la parte relativa ai cingoli, usati come carrello. Questa soluzione ha reso obbligatorio un sistema di apertura del busto che è complicato, delicato ed alla fine pure errato. Probabilmente questa scelta di non rispettare la versione originale, che ha i carrelli sui supporti laterali è dovuta al fatto che questi sono instabili. Come potrete vedere nella gallery, infatti, sono incastrati con un sistema poco solidale e tendono a staccarsi, anche solo se sfioranti. Figurarsi se potevano essere usati come supporto per il carrello. Altra cosa. Decidete subito se volete mettere fuori il carrello, oppure trasformarlo in configurazione di volo, perché altrimenti tocca riportare testa e spalline in posizione e fate attenzione alla vernice del torso, specialmente le prime volte che trasformate il tutto.
  • Daitank: Terza ed ultima trasformazione. Il Daitank o Datarn carro, una volta trasformato è molto bello, ma anche in questo caso, alcune soluzione ne hanno un po’ mortificato il risultato finale. La parte più problematica è la stessa del Daifighter, la testa le spalline e quegli orrendi cingolini di plastica che alla fine devono compiere lo stesso percorso e poi non servono comunque a nulla. Infatti una volta completata la trasformazione, il modello viene appoggiato con un leggero incastro al carrellino degl’ accessori, che altro non è che la parte inferiore del carro armato, con cingoli grandi e gommati. Anche qui c’è un errore, aggiunto nella rivisitazione del progetto. Il carro originale ha cinque ingranaggi, tre esterni e 2 interni. Nel modello, mancano i due interni. La parte inferiore del robot, come nel cartone animato, non ha grandi trasformazioni, infatti le gambe ruotano di 90° fino a posizionare i talloni sulla schiena (si fissano con due gancetti di plastica) e dai piedi escono in estensione le due bocche di fuoco. I cannoni, per la verità, sono poco stabili. Penso sia dovuto al fatto che sono in plastica morbida (o gomma dura come la si pensi) e quindi una volta estesi, tendono a non restare dritti. Occorre avere un po’ di pazienza per trovare la posizione più adatta e basta sfiorarli per perderla inesorabilmente (vedi le foto). Tutto sommato l’effetto complessivo è buono, migliore sicuramente del Daifighter, ma la stabilità non è ai livelli del robot.

In generale la voce fedeltà, non è il punto forte di questo Soul, dato che i pensati compromessi per renderlo trasformabile ne hanno minato parecchio il desing, obbligando a reinterpretazioni o veri salti di fantasia.

Riflessioni e soluzioni tecniche

Di queste soluzioni ne ho accennato all’inizio. Dunque fra le tante, sicuramente la più discutibile è quella delle spalline in due pezzi… che a veder bene sono una diretta conseguenza della scelta assurda del sistema a scomparsa dei cingoli. La cosa che ha fatto più arrabbiare gli appassionati è che nel primo progetto erano perfette ed in unico pezzo, mentre nella versione rivista paiono cannate sia per forma che esteticamente. Alcuni customizzatori poi hanno provato che la soluzione alla fine è stata proprio infelice e di scarsa motivazione.
Tema cingoli. Vada per il carrellino, dato che pensare ad una soluzione per la trasformazione in carro di tipo estensibile non era possibile, ma non è assolutamente perdonabile il meccanismo inutilmente complesso per posizionarli all’interno del robot, ed ancor meno accettabile la soluzione di usarlo come carrello per il Dai fighter. Davvero una soluzione poco felice e cosa strana, assolutamente non fedele oltre che poco funzionale. Bah!
Ultima fra le critiche mosse al modello, sono i femori e la loro conformazione. Questi hanno scarsa mobilità rendendo un po’ impalato il modello (non siamo comunque al livello dello Zanbot) ed esteticamente sono stati rivisitati e sagomati in modo diverso dall’originale.

Conclusioni e Pagella

Finalmente sono arrivato alla fine di questa lunga recensione.
Che dire. Io di questo Gx ne ho presi tre…pur con tutte le critiche mosse, resta uno dei robot più amati e che ricordo meglio. Mi sono accorto di quanto fosse famoso quando, aperto il pacco della spedizione, mia madre, vedendo la scatola con la foto del robot ha intonato l’incipit della sigla… e ho detto tutto.
Un Daitarn, questo Bandai, decisamente con molti compromessi. La rivisitazione del progetto ha forse portato ad un robot più bello e maestoso, ma non è stata tanto profonda da far abbandonare alcune soluzione discutibili (cingoli) ed ha finito per comprometterne altre (spalline). Tanti gli accessori, bella la Mach, pensando anche che fino a qualche tempo fa non si aveva nemmeno la certezza di vederlo in uscita è stato già un bel passo avanti, mancano i mezzi di supporto e la stella sul petto non è asportabile come nel progetto originale. Capitolo trasformazioni. Diciamo che qui siamo al 50% (50% bene, 50% male) sono fedeli fino ad un certo punto e le soluzioni adottate oltre che non ottimali sono anche complesse e non proprio funzionali. Occorre il manuale per poter operare senza rischi per le vernici e le parti più esili.
In vetrina, comunque fa un figurone, è bello, alto ed imponente, grazie alla distribuzione anche in Italia, non è neanche più così costoso ed alla fine non c’è nemmeno alternativa in altre produzioni (il vecchio Banpresto è storia passata ormai).
Quindi sì, come al solito, alla fine è l’ennesimo SOC da comprare. Magari in una sola copia, dato che tanto alla fine, dopo un paio di volte, lo terrete sempre in conformazione robot e magari col dito puntato, spavaldo a sfidare chi non ha paura della sua potenza!

 

LA NOSTRA PAGELLA
: ★★★★☆
: ★★★★☆
: ★★★☆☆
: ★★★☆☆
: ★★☆☆☆
Media: ★★★☆☆
PRO
  • qualità media buona
  • ben accessoriato
  • il Daitarn è imponente
CONTRO
  • soluzioni tecniche da ubriaco
  • scarsa presenza di metallo
  • qualche dubbio sulle finiture

Galleria fotografica

  4 Commenti per “Gx-53”

  1. Solo per confermare che alla fine l’ho preso.
    In effetti me lo ha regalato mia moglie che, da buona giapponese, è fiera di questo mio interesse! 🙂

  2. Come al solito recensione impeccabile. Da fanboy quale sono però me ne frego delle adeguate rimostranze tecniche fatte sul modellino. Sto Daitarn nella mia vetrina spacca e non sta certo in mezzo a fuffa.
    La posabilità é ottima e l’imponenza fanno si che l’occhio sia appagato. Sono d’accordo sul fatto che i colori però potevano essere realizzati in modo migliore

  3. Ottima recensione come al solito, grazie!
    Hai confermato alcuni dei dubbi che nutrivo nei confronti di questo modello, ovvero l’apparente plasticosità e alcune soluzioni poco comprensibili.
    Tutto sommato la penso come te, prima o poi lo comprerò, come resistere a metterlo in posa immaginandolo esclamare “Se non hai paura di questa potenza, combatti!”

  4. Hai fatto una recensione molto onesta, specialmente sulla questione delle scelte discutibili e sul fatto che degli amatori hanno dimostrato che si poteva fare meglio.
    E’ un peccato davvero, ma Daitarn mi da davvero l’aria di essere stato poco curato o comunque fatto con un pò di superficialità in molte scelte (ad esempio non ci vuole un genio a capire che le cosce originali sqadrate, davano più stabilità di appoggio e solidità in Fighter e Tank). E’ bello sotto molti aspetti ma poteva essere molto di più.