Ago 142014
 
Recensione Soul of Chogokin Gx-66: Tryder G7
Produttore:
Data prod.:
28 Giugno 2014
Materiali:
ABS, PVC, Die-Cast
Accessori:
Dardo di Trider [Trider Javelin - トライダー・ジャベリン], Catena di Trider [Trider Chain - トライダー・チェーン], Cannone a raggi polarizzanti, Lama di Trider, due spade, frusta, laccio, rampino e mulinello, tre set di mani con adattatore, navicella, carro cingolato, stand espositivo con effetto parco giochi
Altezza:
240 (mm)
Peso:
764 (g)
Manuale:
Libretto cartaceo, a colori, molto dettagliato
Fornitore:
multiplayer.com
Prezzo orig.:
27000 Yen

Presentato alla fiera Lucca Comics & Games a fine 2013, il sessantaseiesimo Soul of Chogokin porta nelle nostre vetrine l’ultimo grande super robot della Nippon Sunrise dopo lo Zambot ed il Daitarn III. Dire che per molti collezionisti, in sostanza era l’ultimo nome in lista è un eufemismo, anche se di vecchi robot di cui Bandai potrebbe regalarci una sua interpretazione sono ancora tanti.

La confezione

Scatola decisamente molto grande, che abbraccia, l’ultima tendenza stilistica ritrovata nella famiglia dei Soul, dopo un periodo di proposte disomogenee.

Il cartonato è buono, anche se non molto spesso, belle le foto che descrivono già a priori tutte le combinazioni e gli accessori disponibili. Semplice, seppur un po’ anonima la grafica complessiva.

La disposizione interna offre due contenitori per la totale larghezza della scatola, il primo di polistirolo raccoglie il robot, la navetta, il carro cingolato e le ali del Tryder. Sono ben protetti, anche se non sono stati usati sacchetti contenitivi, ma solo pellicole protettive adesive.

L’altro contenitore è un blister che raccoglie tutti i restanti accessori e lo stand espositivo diviso in tre parti. Alcuni minuterie sono ospitate in un blister più piccolo, ancorato in quello grande.

Tutto ben ordinato e facile da estrarre, però dispiace che non sia stata più percorsa l’idea vista per il Vultus, che strizzava l’occhio alla scatola del vintage.

Dotazioni ed accessori

Tryder proponeva una pletora di armi e accessori e questo Soul non delude. Ci sono praticamente tutte le armi visibile nella serie, la prima navetta di supporto ed il carro cingolato, tutti realizzati con la tipica cura proposta da Bandai.

Manca la seconda versione della navetta, più stilosa, rispetto al parallelepipedo iniziale e manca, un qualche effetto che replichi l’aquila lanciata sul finale delle battaglie. Anche se, tipicamente, nei soul, Bandai non mette mai nulla di questo genere, eccezion fatta per il Daltanoius, poteva fare un piccolo sforzo, anche in considerazione di quanto sia emblematico il simbolo in questione.

Un plauso va fatto, invece per i particolari con cui è stata realizzata la navetta. Presenta sportelli e parti apribili, dettagli numerosi e ben colorati. Il rischio era di trovarsi una scatolina di plastica infima e quasi inutile, mentre è un accessorio importante e l’unico limite è lo spazio occupato.

Non meno bene è stato realizzato il carro cingolato. Ovviamente i cingoli sono funzionanti, ma consiglio, nel caso di mancata esposizione di levarli dai supporti. Sono molto tesi e dubito abbiano lunga durata se dimenticati per lungo tempo nella medesima posizione.

L’unico elemento che proprio non ho digerito è la prolunga del rampino, ricavata da un semplice fil di ferro.

Come per il Daitarn, anche il Tryder presenta due espressioni facciali intercambiabili.

Vero capolavoro, la testa trasformabile. Non solo è praticamente identica a quella solida a cui cede soltanto l’articolazione sferica alla base, ma garantisce anche trasformazioni perfette e ben studiate. L’unica cosa che è un po’ discutibile, il vetrino trasparente, diversamente dal prototipo fa intravedere il volto del robot la dove nel cartone si dovrebbe trovare la cabina di pilotaggio.

Infine come non citare l’ottimo display che richiama l’alloggiamento nel parco giochi visto nella serie animata.

Qualità e finitura

L’esemplare in mio possesso presentava dei segni su alcuni elementi più chiari ed un paio di grumi di vernice nelle parti blu scure, quindi per forza di cose questo ha pregiudicato un po’ il giudizio globale, anche se non è detto che la cosa sia globalizzata, come succede spesso con questi prodotti.

Premesso questo, il modello è generalmente ben rifinito, diciamo sullo standard tipico dei componibili/trasformabili di Bandai. I dettagli, anche i più piccoli, sono sempre precisi. Plastiche di buona fattura e consistenza ed una sorprendente quantità di metallo. Quest’ultimo aspetto è sempre un incognita sui grandi S.o.C., perché aumenta il peso e obbliga a progettare articolazioni in grado di sostenere adeguatamente le masse sospese.

Non ho individuato segni di stampaggio particolarmente evidenti e questo è un bel passo avanti rispetto ad altri modelli della serie però i segni e lo sporco sulla vernice mi hanno allarmato parecchio, perché è un difetto che ho cominciato a notare su parecchi prodotti e di diversi produttori.

Probabilmente la ricerca spasmodica di risparmiare sui costi di produzione, porta ad incaricare fabbriche di assemblaggio con qualche compromesso di troppo.

Articolazioni e posabilità

Il Gx66 è ben articolato, per essere un trasformabile. Altri robot hanno presentato limitazioni più accentuate, ma sia per forma che dimensioni, non ci si deve aspettare miracoli.

In generale, inoltre, i robot squadrati di casa Sunrise, certo non offrono compromessi e devono essere rivisti in molti particolari, per poter ottenere una trasposizione tridimensionale degna di una posabilità decente.

Il compromesso maggiore, questo Tryder lo mostra con l’estetica delle articolazioni, più che con la loro funzionalità, anche se ho notato una certa”gommosità” dei giunti più grandi, specie quelli femorali e delle spalle. Segno che probabilmente gli incastri non sono meccanicamente precisi.

Da segnalare l’abbondante presenza di articolazioni telescopiche, che garantiscono a caviglie e femori di potersi allungare ed aumentare l’angolo di rotazione.

La testa non trasformabile offre oltre al pernio alla base del collo, anche un pernio sferico aggiuntivo. Le spalle presentano articolazioni sia sul piano sagittale, ospitata nel busto, che per il frontale, ospitata nella spalla, collegate da un giunto dalla forma non bellissima, ma che permette di distanziare correttamente la spalla quando il braccio è perpendicolare al corpo. La rotazione orizzontale dell’avambraccio non esiste ed è demandata ad un punto articolare sotto alla spalla, impedendo un corretto posizionamento delle pinne rosse, per alcune pose.

Se il busto non presenta articolazioni, da segnalare che oltre all’escursione fornita dai femori, molto simili a quanto visto per il Daitarn, la particolare trasformazione del Tryder, permette, sfruttando il ribaltamento delle due metà del bacino, di portare la gamba fino a 90°. Ovviamente si tratta di un escamotage e non di una vera e propria articolazione, che permette però di far addirittura sedere il Tryder.

Le mani sono parzialmente articolate e sostituibili con le stesse modalità del Daitarn III, previo inserimento negli avambracci ed applicazione del tappo con pernio sferico.

Fedeltà

Il Gx-66 è una buona interpretazione del Tryder.

Pur essendo impossibile restituire le linee estremamente squadrate ed ancor più le parti mobili della trasformazione, Bandai ha fatto un buon lavoro, evitando compromessi eccessivi o soluzioni completamente inventate, come quelle viste per il Daitarn o brutture come quelle del Daltaniuos.

Ovviamente tutto è perfettibile ed il design comunque è aggiornato e reso più accattivante, con linee un po’ più curve e proporzioni più esasperate, soprattutto per quanto riguarda la testa.

Le trasformazioni risultano accettabili e la combinazione con la navetta davvero ben realizzata. Condivisibile l’idea di rendere l’aquila sul petto estraibile invece che soltanto pieghevole.

Riflessioni e soluzioni tecniche

Già dalla presentazione del prototipo, le soluzioni adottate per questo Tryder erano evidenti come ne erano evidenti anche i limiti.

Nel prodotto finale si è avuta completa conferma e devo dire che il risultato finale è positivo. Sicuramente alcune articolazioni potevano essere mascherate un po’ meglio, prettamente inglobandole nel design dell’arto piuttosto che rendere esterne, ma è probabile che questo avrebbe obbligato ad un ridimensionamento delle stesse ed un conseguente ricerca di riduzione del peso, ovvero meno metallo.

Considerando che il robot montato con la navetta arriva a quasi 40 cm di lunghezza è ovvio che adottare articolazioni il più tenaci e grandi possibili è stata una scelta obbligata.

Molto ben fatta la testa trasformabile, buona anche la trasformazione del robot nelle varie combinazioni, anche se il fermo presente sul piede poteva essere nascosto come per quello sulle gambe.

A proposito di fermi e sportelli a scomparsa, il Soul 66 è veramente ricchissimo di parti nascoste e sportelli apribili, una cosa quasi impressionante.

Conclusioni e Pagella

Dopo quanto detto, sarebbe sciocco pure porsi la domanda se valga la pena l’acquisto di questo Tryder, quindi sorvoliamo sulla banale risposta (vincolata soltanto dal prezzo del pezzo) e passiamo alle conclusioni serie.

Il modello è ben realizzato, anche se l’esemplare in esame non è privo di difetti. Soprattutto macchie e segni sulle parti plastiche che non fanno certo piacere su un prodotto del genere.

Di positivo c’è che non vi sono invece castronerie sulla progettazione. Ci sono compromessi e qualche leggera rivisitazione, tipica dei chogokin di ogni marca, ma non ci sono passi falsi come le spalline del Daitarn, le zampe di Beralios o le continue cavolate impartite da CM’s e comunque siamo ad un livello di dettaglio e qualità percepita in linea con i migliori prodotti di Bandai.

Persino lo stand è della giusta dimensione ed ha una certa personalità con l’alloggio per la seconda testa, in stile del parco giochi.

Facile da posare (evitando di porre eccessiva attenzione sulla zona piedi e caviglie) ha un solo grande problema, se affiancato ai cugini Daitarn e Zambot. E’ più piccolo, ma vista la già abbondante dimensione delle scatola, farlo ancora più grande avrebbe costretto a dedicargli una stanza intera per stiparla. A proposito visto le dimensioni dell’imballo, trovare posto anche per la seconda navetta, forse non era impossibile.

LA NOSTRA PAGELLA
: ★★★½☆
: ★★★★½
: ★★½☆☆
: ★★★☆☆
: ★★★★☆
Media: ★★★½☆
PRO
  • in linea con gli altri Soul
  • c’è tanto metallo
  • ricco di accessori
  • trasformazioni convincenti
CONTRO
  • qualche segno di troppo fra vernici e graffi sulla plastica
  • manca la seconda navicella e l’effetto aquila
  • scatola troppo grande in proporzione al modello

Galleria fotografica

  2 Commenti per “GX-66”

  1. su due modelli ho chiesto al fornitore ed ottenuto il pezzo mancante, fallato, ma con Bandai mi è successo solo una volta e tramite negozio italiano. Hanno sostituito tutto il modello.
    Nel tuo caso, essendo un danno cagionato, la vedo dura.

  2. Io l’ho comprato bello proprio però mi si è rotto un corno della testa trasformabile in navicella. Anche se non ci credo tanto è possibile che si possa richiedere un’altra testa di ricambio?

    Grazie in anticipo da Antonio.