Ott 112013
 
Recensione Soul of Chogokin GX-62: Danguard A
Produttore:
Data prod.:
27 Luglio 2013
Materiali:
ABS, PVC, Die-Cast
Accessori:
elmo standard,elmo trasformabile, tre set di mani, ali pieghevoli, copri fusoliera, elementi alternativi per trasformazione in satelizer compreso carrello con ruote, due coppie di freccie cosmiche, petto con Balkan Cannon, petto con carrello per Satellizer,stand, sky arrow scomponibile, carrello ruote per Danguard Lancher.
Altezza:
190 (mm)
Peso:
375 (g)
Manuale:
cartaceo, a colori, libretto, lingua giapponese, molto dettagliato
Fornitore:
www.zonahobby.com
Prezzo orig.:
13200 Yen

La prima domanda che viene ormai da chiedersi da un po’ di mesi a questa parte è: quanti soul Bandai ha chiusi nel cassetto. Questo perché tutte le volte che compaiono segni di sofferenza della linea, come il caso dell’ennesima invasione di campo da parte di prodotti destinati evidentemente al altre produzioni oppure lunghe e preoccupanti attese, Bandai ci spara qualche chicca che rimette tutto in discussione.

E’ il caso di questo Danguard A, che fin dalle prime foto, ha dato l’impressione di essere giunto a noi da un passato remoto, quando i soul of chogokin erano unici sul mercato, di metallo, con la loro basetta nera e dettagli curati.

Il Danguard, poi fa parte del panteon dei super Robot, sia per l’anno di messa in onda: il 1977, che per il coinvolgimento di nomi come Toei e Asahi Tsushinsha (vedi google per sapere chi è), ma soprattutto di un certo Matsumoto Leiji (e qui penso che non ci sia nemmeno da cercare chi sia).
Proprio così, fra navi e treni spaziali, Matsumoto Leiji è riuscito ad infilare anche un bel “robottone”.

La serie animata di Danguard, per molti versi, a me non ha mai colpito particolarmente, per inteso all’epoca bastava che ci fosse un robot in televisione ed andava benissimo, ma rispetto alle serie più famose in Italia, Danguard è stato trattato abbastanza male. Il doppiaggio è, per così dire, singolare, caratterizzato da molta enfasi, ma scarsa qualità e ricercatezza. Il tratto è molto spesso sgraziato e poco uniforme ed anche la storia, per un bambino, risultava forse troppo impegnativa e poco gratificante.

Per quanto riguarda invece il personaggio, devo dire che se sommiamo i prodotti rintracciabili sia sul mercato collezionistico del vintage, che in quello più recente, troviamo eccellenti rappresentanze partendo dal DX di Popy, al quale, come vedremo, Bandai si è ispirata, per arrivare al ben più grande, ma meno raffinato, Yamato.

La confezione

La scatola è l’elemento che meno mi ha convinto. Rispetto ad altri Soul è più sottile e di formato più largo. Ricorda altri prodotti di Bandai come i Tamashi Spec. Sinceramente la trovo un po’ stonata, come scelta. Va anche sottolineato che la distribuzione degli imballi interni, la rende molto sbilanciata e la parte dove risiedono i blister è assai più facilmente deformabile, dato che manca un qualche rinforzo di cartone.

La grafica e gli alloggiamenti, invece sono al livello dell’ottimo standard della serie. In particolare la disposizione delle singole parti è ottima. Il 50% è occupato dal sarcofago di polistirolo, qui protetto da un coperchio di cartone, dove trovano posto il corpo principale, lo sky arrow, i due Laucher e le due frecce cosmiche da applicare alle gambe, nell’altra metà troviamo due blister con tutti gli accessori alternativi per la trasformazione in Satelizer, le due frecce in configurazione di aggancio, i carrelli aggiuntivi, con ruote e le mani. Sotto troviamo tutta la componentistica per lo stand.

Dotazioni ed accessori

Qui ci starebbe bene il classico modo di dire “di quello che c’è non manca nulla” perché non è che Danguard presentasse una pletora di accessori. Anzi, Bandai per poter arricchire la dotazione ha inserito tutta una serie di parti che permettono di abbellire la trasformazioni in veicolo e lo Sky Arrow.

Sarebbe da dare cinque stelle solo per questo, ma c’è da considera l’ottima qualità complessiva (tutti i carrelli hanno ruote funzionanti), ed il ritorno al buon vecchio stand nero polifunzionale.

Ciliegina sulla torta, lo stand è in grado di ospitare tutti gli accessori, nessuno escluso, prevedendo la disposizione sia in configurazione Satelizer che robot e posizionando al suo interno i pezzi in avanzo.
Per me è da riferimento.

Qualità e finitura

Maneggiando questo Gx-62, si ha la sensazione che Bandai si sia tirata su le maniche ed abbia finalmente capito che si doveva tornare a produrre qualcosa di più curato.

In effetti ci sono ancora dei piccoli segni delle sprue, qualche piccolo graffietto qua e là, ma per individuarli bisogna proprio mettercisi d’impegno. Siamo lontani anni luce dallo standard degli ultimi soc, dove le plastiche, tanto per dire, erano soltanto colorate in pasta. Qui no. Ritroviamo finalmente una verniciatura accurata, anche degli elementi più semplici, come le ali.

La precisione sui piccoli particolari è quasi maniacale, per un prodotto di massa, come anche i dettagli del viso o le ruote “vere” dei carrelli, compreso quello, minuscolo, del Lancher.

La possibilità della trasformazione perfetta, senza pezzi aggiunti, ma dall’estetica sacrificata è alternata da quella con pezzi aggiuntivi e dedicati ad una resa estetica molto migliore.

Non tutto è perfetto, comunque, ci sono un paio di particolari che un po’ stonano, tipo le mani articolate “soltanto”  in un punto e le piccole alette rosse sul finale delle gambe. Per la verità pignoleria vuole anche la segnalazione del fermo presente sul calcagno interno della gamba sinistra, ma sono davvero pignolerie che confermano che tutto è perfettibile.

Particolare apprezzamento per la presenza di tappini copri vite.

Articolazioni e posabilità

Produrre un robot bello e rifinito spesso obbliga a scendere a compromessi sulla posabilità. Non è questo il caso.
Il Danguard di Bandai, primeggia anche per abbondanza di articolazioni.

Quasi paragonabile ad un action figure, porta con se l’esperienza ottenuto dai piccoli super robot chogokin e quindi ci troviamo davanti ad una figura estremamente snodabile.

Lungo l’elenco di giunti e articolazioni, troppo per non diventare tedioso, meglio indicare subito le poche ma importanti limitazioni, che sarebbe stato banale risolvere.

La prima è sull’arretramento dei femori, che a causa della particolare forma del bacino e la scelta di disassare orizzontalmente il cardine del pernio, limita a pochi gradi la rotazione all’indietro.

La seconda e forse più importante è la ridotta mobilità verticale del collo. Vecchia storia questa, che vanifica, purtroppo, l’eventuale posa di volo.

Per il resto, siamo comunque a livelli altissimi, plauso soprattutto alle spalle che permettono un’eccezionale gamma di pose, mantenendo, nel contempo, un’estetica più che accettabile, ma un po’ tutto il modello è ricco di soluzioni valide ed efficaci, pur rimanendo stabile anche da trasformato.

Legata alla trasformazione la non eccellente articolazione del busto, anche se presente almeno sull’asse orizzontale.

Nota per quello che potrebbe essere il terzo punto negativo e legato alla particolare conformazione degli avambracci, che prevedono la possibilità di ruotare i polsi fuori fulcro,fino a 90°. Sebbene in alcune foto, questo elemento fosse usato come vera e propria articolazione, delineandosi come un antiestetico difetto, in realtà non andrebbe utilizzato come tale, ma soltanto in fase di trasformazione, affida al solo pernio sferico che ospita la mano, per dare torsione al polso.

Fedeltà

La serie animata non presenta una qualità tale per cui si possa vantare una coerenza stilistica e funzionale. Danguard animato ha proporzioni impossibili da rispettare, molto più di quanto potevano mostrare i robot di Nagai. Un elemento su tutti la dimensione della testa, che nel modello è necessariamente molto più piccola.

Nel complesso il Gx-62 è una buona approssimazione, sicuramente più gradevole dell’originale e molto, molto ispirata più ai cortometraggi cinematografici che non alla serie televisiva.

Dico questo perché alcuni piccoli dettagli, la forma del viso e la colorazione della Sky Arrow sono presi pari pari da lì.

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto del richiamo al vecchio giocattolo di Popy, qui Bandai ha offerto l’omaggio della trasformazione con il carrello all’interno delle gambe e le dimensioni.

Riflessioni e soluzioni tecniche

Ci voleva! E’ stata la prima cosa che mi è passata per la testa, la seconda è se ci fanno o ci sono.

Insomma diciamocela tutta, se confrontato con alcuni degl’ultimi S.o.C. questo Danguard da diversi giri di pista, sia come progettazione che come cura dei particolari. Per alcuni “è troppo piccolo” ma per me non è un difetto, anzi, il gigantismo che va tanto di moda è una tendenza che non ho troppo apprezzato fin dall’inizio. In più è in linea con quanto fatto da Bandai negl’anni precedenti, ovvero quello di rifarsi ai vecchi Popy.

In quest’ottica il gx-62 è perfettamente in linea.

E’ un’ottima produzione anche per tanti altri aspetti, il primo fra tutti è la ritrovata identità di una serie che nell’ultimi tempi è passata dal letargo all’afasia totale.  Purtroppo non è una tendenza interrotta qui, nel senso che sappiamo già che la produzione continuerà con almeno un soggetto assolutamente estraneo, ma è un segno positivo quando lo si identifica come una capacità di fare le cose per bene e come andavano sempre fatte.

Ma di positivo non c’è soltanto l’amarcord come la verniciatura, i dettagli, le plastiche non traslucide o il classico stand nero, c’è anche il costo, tutto sommato ridotto se confrontato con altri concorrenti o altri GX di scala maggiore, c’è il libretto che torna alla grande, con tante pagine e fotografie, c’è l’inserimento di elementi aggiuntivi per migliorare l’estetica della versione Satelizer e non una cieca obbedienza alla logica della trasformazione perfetta ed estetica sacrificata.

Questa avviene in modalità perfect giocando sul riposizionamento delle braccia all’interno del busto e con l’estrazione del carrello sia dal petto (tramite un elemento si asportabile ma che è interamente ospitato all’interno) che dalle gambe. In questi termini possiamo sostanzialmente comparare il modello nuovo, con le soluzioni viste nel vintage

Per chi, come me, preferisce invece premiare l’estetica, Bandai ha inserito una serie di accessori, quali il coperchio per il busto ed il carrello di atterraggio ad hoc, così da avere un Satelizer ottimamente rappresentato.

Non mi sono dilungato sulle soluzioni tecniche, anche perché sono talmente tante e ben fatte che sarebbe necessario un giorno solo per dettagliarle tutte ma sicuramente la parte meglio riuscita è quella di aver restituito una figura molto posabile e nel contempo proporzionata ed esteticamente valida, di un mecha per nulla armonioso, con quell’aspetto alla creatura di Frankenstein che il Danguard, innegabilmente ha.

Infine non ho, volontariamente, comparato questo Danguard con lo Yamato, sia perché ritengo che siano due prodotti che possono tranquillamente coesistere, sia perché l’approccio costruttivo e la filosofia che li distingue è talmente lontana da rendere, per me, impossibile un paragone credibile.

Conclusioni e Pagella

Pollice su per me.

Questo sessantaduesimo GX fa capire il potenziale che può mettere in campo Bandai e per contro, fa provare rabbia per come viene tratta l’intera linea, con una politica incoerente ed incostante che ha lasciato campo libero a concorrenti non sempre all’altezza.

Di licenze da sfruttare ce ne sono ancora molte e credo pure di gente pronta a comprare, basterebbe adeguarsi allo standad abituale e sfruttare le tecnologie ed esperienze già in campo, per proporre prodotti assolutamente appetibili.

Magari i numeri non sono più quelli di un tempo, ma nemmeno all’inizio c’erano frotte di appassionati, pronti a sganciare cifre importanti per qualche super robot di lusso, il picco è passato e bisogna tenerlo presente, ma la strada sarebbe ancora lunga e ricca di soddisfazioni, sia per chi produce, sia per chi compra.

LA NOSTRA PAGELLA
: ★★½☆☆
: ★★★★★
: ★★★★½
: ★★★★½
: ★★★½☆
Media: ★★★★☆
PRO
  • ha la qualità dei vecchi Soul, quelli seri.
  • articolazioni moderne, efficaci e numerose.
  • accessori aggiuntivi per migliorare l’estetica della trasformazione.
  • costo non eccessivo.
CONTRO
  • scatola facilmente deformabile.
  • piccole imprecisioni random.
  • piccolo

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