Ott 192013
 
Recensione Ex Gokin EXG-44: Getter Dragon
Produttore:
Fewture
Data prod.:
10 Ottobre 2013
Materiali:
ABS, PVC, Die-Cast, POM
Accessori:
Dragon Mach Wing, Dragon Double Tomahawk, coppia di pugni, coppia di mani aperte, coppia di mani per impugnatura, maschera facciale, getter core, Get Machine Eagle, stand espositivo per Dragone e Get Machine
Altezza:
260 (mm)
Peso:
970 (g)
Manuale:
Pieghevole A3 a colori
Fornitore:
Jungle Japan
Prezzo orig.:
33800 Yen

Non so quanto ci sia molto da dire sulla serie Ex-Gokin di Fewture che non sia stato già detto.

Che siano la linea Die-Cast di Fewture/Art Storm, che fra questi, quelli targati Sato siano forse quelli più interessanti, perché rivisitazioni in style cyber-qualcosa dei vecchi robot Nagai ed in particolare i Getter, che siano grandi, grossi, con particolari da artigianato e qualche rogna in fase di assemblaggio si è già datto più volte, ma che si potessero migliorare?

Beh è quello che ad ogni uscita sperano tutti e speriamo su tutto, ma sui Gokin disegnati da Sato è tutto più amplificato. I precedenti ExG erano accomunati da una cosa decisamente poco piacevole, ovvero tendevano ad una certa eterogeneità della qualità. Ti capitava il pezzo perfetto, stabile, assemblato ed inscatolato bene e ti capitava il pezzo con colla un po’ ovunque, buttato dentro la scatola così come capitava e con qualche pezzo mancante, ti capitava il pezzo già rotto perché dal progetto alla realizzazione qualcosa è andato storto (Shin Getter e le ali rotte).

Sul design del fù, doctor robot, ad oggi sono stati prodotti i tre getter classici, il black getter, i due Mazinger e lo Shin Getter, più vari repaint e tutti sono accomunati da quanto detto su. Va da se che quando Fewture ha annunciato i Getter G, il primo pensiero è stato: speriamo che migliorino e non ripetano le solite cavolate, dato che di abbassare il prezzo non se ne parla.

Vediamo com è andata, partendo dal Getter Dragon, che grazie a Matteo e Jungle JP, ho ricevuto in tempo record.

La confezione

La scatola è esattamente come tutti gli altre EX, quindi protetta da una brown box più grande, personalizzata, che protegge l’imballo vero e proprio.

La scatola, con sovra copertina nera e stile della grafica identico agli altri Getter, è completamente rossa e di cartone massiccio. Al grosso sarcofago di polistirolo si  accede estraendo il coperchio e aprendo il cartoncino che lo avvolge ed agevola l’estrazione dalla parte inferiore del cartonato.

Il contenitore di polistirolo presenta da un lato tutti gli elementi del modello, compreso un piccolo blister trasparente che raccoglie le minuterie e dall’altro lato i due stand espositivi.

La piccola novità del bliser fa capire già che questo Getter non avrà tante parti asportabili, dato che vi si trova soltanto la maschera facciale, due griglie da applicare sul dorso del robot (coprono gli agganci per le ali) e il reattore pettorale. Qualche pezzo in meno, rispetto al Getter One.

La disposizione è ormai classica e quindi troviamo il corpo principale, imbustato e tenuto in sede da ulteriori fermi di polistirolo, simmetricamente, ai lati troviamo le mani aggiuntive e le ali, mentre sulla destra troviamo la Get Machine ed i due Tomahawk. Tutto è protetto da sacchetti singoli e le parti in pvc sono trattate con olio siliconico per proteggerle dall’invecchiamento.

Dotazioni ed accessori

La dotazione è abbastanza completa, considerando che il numero di accessori, in origine, non è moltissima. Da sempre gli EX-G non hanno effetti speciali, quindi portano soltanto le armi e nel caso del Getter G ci sono le doppie scuri. Oltre a questi, ci sono le ali, molto belle e di tipo composito, non un pezzo unico.

Oltre alla maschera facciale, dato che i Getter di Sato hanno un volto sotto la faccia del robot, ci sono due griglie di raffreddamento che si montano in alternativa alle ali, i tre bottoni con ideogrammi, vera e propria firma di questa serie. Sul fondo del blister si trova un sacchetto con la vite per fermare il Dragon al sostegno dello stand ed un ferretto… che, onestamente, non ho identificato.

Completano la dotazione, appunto, lo stand grande, quello per la Get Machine Eagle e la Eagle stessa.

Tutto è realizzato e dettagliato con precisione, la principale percezione che si ha è che gli ci sia anche stata una certa razionalizzazione del design, così se da un lato le linee sono più classiche, dall’altro i dettagli sono più precisi.

Una nota per la Get Machine, che a differenza di quelle dei Getter prima serie, non ha particolari articolati, ma può ancora montare le mani del robot.

Molto funzionali e razionali gli stand, che però non prevedono la possibilità di ospitare gli accessori.

Qualità e finitura

Qualità e finitura… qualità e finitura sono il punto interrogativo dei precedenti Getter ed in questo lo sono stati finché non ho posizionato il modello, una volta estratto dalla scatola.

Se per verniciatura e qualità dei dettagli siamo nella norma, dato che sono comunque visibili le rifiniture manuali che caratterizzano da sempre gli ex-gokin, è su quello che non c’è che si focalizza l’attenzione.

Non ci sono colate di colla, non ci sono segni di accoppiamento parti, visibili, non ci sono aloni dei gas di cianoacrilato.

I colori sono bellissimi, molto vivaci, ma al contempo non eccessivi e si sposano bene con il design. Persino le parti bianche, sono state verniciate con una tinta leggermente più calda, in modo da non rendere piatto il particolare.

La maschera, che è l’unico elemento asportabile, è decisamente stabile ed avendo sostituito la pettorina rimovibile con due parti apribili, si è completamente eliminato il problema della corazza che continua a cadere.

Anche le plastiche rigide, che da sempre hanno dato problemi, in quanto fragili e poco flessibili, appaiono più resistenti e difficili da mettere in crisi.

E’ un miglioramento su tutta la linea, mantenendo l’ottimo livello qualitativo della produzione.

Articolazioni e posabilità

Come per altre caratteristiche, il design è stato semplificato, rispetto al progetto iniziale, ma in modo razionale e così abbiamo più punti di snodo, migliori articolazioni sia per progettazione che per dimensioni, quelle del Getter G sono in media il doppio, rispetto al Getter One e funzionano bene.

Il robot è estremamente posabile ed articolato, considerando anche il peso di quasi un chilo e l’altezza di ventisei centimetri, ma cosa importante, non da quella sensazione di “maneggiare con cura” che guidava ogni movimento sui primi EX-G.

Nota di merito va scritta per i perni a mezza luna delle spalle e dei femori, oltre che all’articolazione del ventre. Questi sono estremamente funzionali e permettano rotazioni trasversali e verticali, restando esteticamente legati allo stile di Sato.

Un altro gimmick notevole è legato ai copri spalle, completamente svincolati ed indipendenti dalla spalla stessa. Questa soluzione, permette di orientarli liberamente anche nelle pose più complesse ed improbabili.

Difetti veri e propri non sono evidenziabili, posso sottolineare l’estetica non eccepibile del gomito. Un po’ ingombrante e poco, quasi assente, gioco dello snodo sferico del polso. L’articolazione viene affidata soltanto al pernio del palmo della mano, che tuttavia permette di avere un sufficiente numero di pose.

Parlando di mani queste sono estraibili e configurate con tre varianti, non articolate, come nel primo Getter.

Anche qui, siamo ai massimi livelli, in proporzioni a quello che è il prodotto. Difficile pensare a qualche cosa da migliorare.

Fedeltà

I getter classici sono nati sotto la supervisione di Sato e quindi corrispondono praticamente uno a uno a quello che lui ha disegnato, per i Mazinger, dopo il suo decesso e a maggior ragione per lo Shin Getter, le cose non sono andate altrettanto bene, con problemi di varia natura, ma soprattutto qualche interpretazione di troppo e non riuscita perfettamente.

Con questi Getter G siamo al riscatto.

Già dalle foto si poteva apprezzare l’ottimo lavoro fatto dallo scultore nell’interpretare i disegni di Sato, ma soltanto potendo metterci mano ci si accorge del lavoro di ottimizzazione fatto.

In particolare, tutti i dettagli sono stati da una parte razionalizzati, dall’altra, resi maggiormente funzionali, così, via le placche asportabili, sostituite dal petto apribile, articolazioni più grandi, con parti funzionali e non solo estetiche.

Alla fine quindi, abbiamo un modello estremamente fedele alle linee guida di Sato, fedele nell’essere una rivisitazione, ma anche in alcuni dettagli con l’originale, come l’ottima colorazione stile serie animata (vecchia non quella nuova).

Riflessioni e soluzioni tecniche

Già ho parlato in diverse occasioni della rivisitazione del progetto. Questo Getter G non è semplicemente un evoluzione dei vecchi Getter, ma è completamente nuovo. Presenta snodi molto più grandi e solidi, ma anche nuovi punti di articolazione, che permettano di ampliare le pose e rendere più sicura la manipolazione, permettendo torsioni dei femori e dei piedi che prima non c’erano e spesso generavano scollature e rotture da sforzo.

Razionalità però, in questo caso, fa rima con estetica e quindi troviamo anche soluzioni che mimetizzano i giunti delle spalle e li rendono funzionali sia alla posa che all’estetica. Così spostando il busto in avanti, non si vede più il pernio sferico centrale, ma una copertura che simula la corazza interna.

Difetti? Veri nessuno.
Ci sono piccoli dettagli che forse potevano essere curati di più, come ad esempio, le pannellature che non sono uniformi o alcuni parti finto sporche che sono un po’ troppo finte e non si legano benissimo con la pulizia del resto del modello, oppure le lame alle braccia, che sono fisse e di misura un po’ piccola, ma queste sono critiche, non difetti.

Spero che non sia soltanto un episodio occasionale e del modello in esame, ma se così non fosse, ci troviamo davanti ad un progresso migliorativo di non poco conto.

Conclusioni e Pagella

E’ inutile dire che questo Getter G è da fondo scala delle valutazioni. Anche restando nel campo dell’oggettività, compararlo con qualunque altra produzione Die-Cast lo vedremmo comunque vincente, anche nei confronti di un prodotto più particolare e ricercato come il Dx Mazinger Z di Bandai.

Questo Getter fa la felicità degli amanti del metallo, delle figure posabili e di quelle riviste in chiave cyber punk. Ovviamente non è appetibile per chi cerca prodotti classici e fedeli al design originale e resta sempre un prodotto molto, molto, caro, anche in considerazione del numero limitato e della rifinitura manuale.

Motivi per l’acquisto, oltre all’ottima realizzazione, sono il completamento della serie proposta da Sato, con l’affiancamento ai primi Getter, il fatto che possa sostenere l’esposizione anche da solo o semplicemente il design ed i materiali accattivanti.

Per contro, essendo una spesa importante, fatto salvo l’appassionato del personaggio, è un modello che rischia di prosciugare da solo il budget di diversi pezzi più piccoli.

LA NOSTRA PAGELLA
: ★★★★☆
: ★★★★☆
: ★★★★★
: ★★★★★
: ★★★★☆
Media: ★★★★½
PRO
  • l’estetica riuscita
  • un miglioramento globale rispetto ai precedenti EX Getter
  • articolazioni grandi e resistenti
  • grande presenza di metallo
CONTRO
  • oggettivamente costoso
  • alcuni ritocchi artigianali

Galleria fotografica

  2 Commenti per “EXG-44”

  1. purtroppo la confezione è archiviata. Al momento non sono in grado di darti risposte.

  2. Nella confezione dovrebbe essere presente una piccola vite x fissare il robot alla basetta,visto che a me non c’è sapreste dirmi le misure così almeno la vado a comprare? Grazie in anticipo